Una tragedia dettata dall'avidità e dal dio denaro.
Allo sbocco della valle l'onda era alta 70 metri e produsse un vento sempre più intenso, che portava con se, in leggera sospensione, una nuvola nebulizzata di goccioline. Tra un crescendo di rumori e sensazioni che diventavano certezze terribili, le persone si resero conto di ciò che stava per accadere, ma non poterono più scappare. Il greto del Piave fu raschiato dall'onda che si abbatté con inaudita violenza su Longarone. Case, chiese, porticati, alberghi, osterie, monumenti, statue, piazze e strade furono sommerse dall'acqua, che le sradicò fino alle fondamenta. Della stazione ferroviaria non rimasero che lunghi tratti di binari piegati come fuscelli. Quando l'onda perse il suo slancio andandosi ad infrangere contro la montagna, iniziò un lento riflusso verso valle: una azione non meno distruttiva, che scavò in senso opposto alla direzione di spinta.
Per chi vuole leggere di +:
http://www.vajont.net/
Nei commenti le testimonianze dei sopravvissuti!
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Una madre: "Avevo spento da poco la luce quando avvertii la terra tremare; mi portai dietro le imposte e sentii un forte vento e vidi le luci e le strade emanare un intenso bagliore e poi spegnersi. Mi precipitai verso il letto e afferrai i due bambini che dormivano, (.......) li avvinsi a me. Sentii l'acqua irrompere, sballottarmi e mi trovai sola al campo sportivo su un pino ove l'acqua mi aveva scagliato. Il piccolo è stato ritrovato nei pressi della Rossa di Belluno, mentre la bambina nei pressi di casa mia. I miei genitori abitavano con me e sono stati trovati: mia madre al campo sportivo e mio padre a Trichiana".
Un ragazzo: "Il primo fenomeno che si verificò la notte del disastro fù l'improvvisa interruzione della illuminazione (........) il boato che sentii era il fragore dell'acqua che irrompeva sotto la mia casa. Contemporaneamente una violenta corrente d'aria ruppe i vetri e le finestre, spazzando via tutti gli oggetti anche pesanti che si trovavano nella casa (..........) mi rifugiai con mia madre in una cameretta dove rimasi finché la casa fu travolta e sbriciolata dalle acque. Non ricordo come mi separai da mia madre (........) fui colpito dalle macerie che cadevano, svenni e mi ripresi mentre le acque mi trascinavano in un forte gorgo"
Un uomo "........ero giunto al bivio all'inizio di Erto (........) quando improvvisamente sentii la macchina traballare e mi accorsi che stavo volando verso l'alto. Mi ritrovai sulla circonvallazione, dopo un volo di 80, 100 metri"
La valle del Vajont, il giorno dopo ( foto Zanfron) La valle di Longarone, il giorno dopo ( foto Zanfron)
Un dottore: "Era cessato il vento e persistevano violenti scuotimenti della terra, un rumore indefinibile molto forte, come di un tuono estivo, moltiplicato per cento (.....) non appena si è verificato il colpo di vento ho sentito venire dal paese un urlo prolungato di più voci......."
Un prete: ".......io quella sera, verso le 10 e mezza, sento questo rumore di frana, apro la finestra e questo rumore aumentava in modo straordinario, contemporaneamente a questo bagliore che credevo fosse il riflettore, invece poi ho saputo, era il corto circuito dei trasformatori che ha illuminato quasi a giorno la valle. C'era poi una colonna d'acqua molto alta, che ha poi distrutto molte case, e il terremoto, con un boato tremendo, spaventoso, e poi tutto il resto. L'onda, più o meno, arrivava alla sommità del mio campanile. Dunque se Casso, nel punto più alto , è 250 metri dalla diga, senza esagerazione (l'onda) è stata verso i 300 metri"
Un professore: "Siamo arrivati a Longarone........che soltanto da un'ora il Toc era calato nel lago al di la della diga..........Poca la gente e gli automezzi..........Dei vigili del fuoco con qualche ambulanza, una jeep dei carabinieri, il furgone della polizia stradale. Su questo un milite gridava ostinato, nel microfono, l'identico messaggio: che suonassero le campane di tutti gli abitati, che accorressero tutti, presto, presto, per l'amor di Dio. Di Longarone non erano rimaste che macerie e i feriti dovevano contarsi a centinaia. Furono lo sgomento e il concitato esprimersi di quell'agente ad offrirci l'intuizione della tragedia.......... Ci accorgemmo allora del biancore che vagolava entro la conca oscura del Piave, del vento che tirava, come impedito da nessun ostacolo, del buio nel quale stava immerso lo spazio per solito animato dalle luci del paese (........) ci accodammo a due della stradale.......... Procedevamo sul legname, la melma, i calcinacci........... Entravamo ogni tanto nelle abitazioni alzando grida acute. Nessuno rispondeva. Lo scorrere del faro svelava stanze vuote, spogliate da ogni masserizia. Tutte coi pavimenti colmi di terra limacciosa, le pareti schizzate d'acqua e fango nero....... Intanto, qualcuno che si avvicinava, ci urlò che nelle case era inutile cercare. Che si corresse avanti, avanti, dove i feriti aspettavano d'essere aiutati........ Oltrepassato l'immobile del cinema, di botto cessarono le file delle costruzioni. E ci trovammo davanti il vuoto: un vuoto oscuro ed irreale. Fu un attimo percepire che bisognava credere nella sparizione del paese.........."