10000 morti senza nemico

PER CHI INTERESSAVA IL DISCORSO FATTO IN MACCHINA DI RAVA AL RITORNO DAL MARGA SUI 10000 MORTI SENZA NEMICO ECCOVI LA STORIA:

L’imperatore sognava di sbattere fuori i Turchi dai Balcani , ma non era un campione di diplomazia e riuscì ad inimicarsi i prussiani che potevano aiutarlo nell’impresa.
Non se ne preoccupò più di tanto e mise in piedi un possente esercito composto da 6 corpi d’armata per un totale di 245.000 uomini.
Per sfamare tutti quegli uomini servivano ogni giorno 800 tonnellate di farina e 200 bovini da macellare.
Si liberò dell’unico maresciallo veramente abile (Laudon) e si circondò di comandanti inetti che però gli dicevano sempre di sì.
Con delle forze soverchianti come le sue ci si sarebbe aspettati un’offensiva decisa e rapida , anche per ridurre i costi e le difficoltà di approvigionamento.
L’imperatore si predispose ad attaccare la fortezza di Belgrado il 16 maggio , ma inaspettatamente anziché attacare la debole guarnigione turca , si ritirò perché i russi non erano arrivati in suo aiuto.
L’esercito austriaco non trovò niente di meglio che piantare le tende in una zona paludosa e malarica dove tra l’altro non arrivavano facilmente vettovagliamenti.
Si ammalarono in 172.000 e morirono in 33.000 (molti di più di quelli che sarebbero morti nell’attacco a Belgrado).
Oltre alle malattie l’esercito era afflitto anche da continue risse tra le varie etnie che componevano l’armata e dal malumore per il mancato arrivo della paga e del cibo.
Nel frattempo i Turchi avevano avuto il tempo di rinforzare la difesa di Belgrado con 9.000 uomini e motivare i soldati con un premio di 10 ducati d’oro per ogni testa cristiana mozzata.
Giuseppe II , vista la débacle , fu costretto a richiamare Laudon che arrivò il 18 luglio e subito si mosse conquistando la fortezza di Dubicza il 19.
Seguirono altri scontri con alterne fortune finché gli Austriaci ritennero più prudente allontanarsi da Belgrado.
Arrivò però la notizia che un’armata di 70.000 uomini del Gran Visir Jussuf Pascià si dirigeva verso Nis e andava quindi affrontata finalmente in campo aperto.
Il grosso dell’esercito austriaco (circa 100.000 uomini) si attestò quindi nei pressi della cittdina di Karansebes (nell’odierna Romania. Il nome deriva da un verso di Ovidio : Cara mihi sedes…) lungo il fiume Timisul.
Il 19 settembre successe quello che penso sia stato un caso unico nell’intera storia militare.
Era una notte senza luna e un’avanguardia degli Ussari imperiali attraversò il ponte Timis e si appostò dalla parte opposta , dove non incontrò Turchi , ma solamente dei nomadi valacchi (zingari) che li accolsero con gioia offrendo loro donne e acquavite.
Dopo aver mercanteggiato sul prezzo gli Ussari si disposero a passare la notte in baldoria.
Alcune ore dopo le prime compagnie di fanti cominciarono ad attraversare anch’esse il fiume e vollero anch’esse risciacquarsi la gola con l’acquavite , senonché gli Ussari che si erano accaparrati tutto il liquore disponibile allestirono una posizione fortificata (con al centro l’acquavite) e cacciarono gli intrusi.
Questi si eccitarono e ne seguì uno sparo , poi un grido e un uomo cadde stecchito.
A quel punto gli Ussari sguainarono le spade e attaccarono i fanti costringendoli ad indietreggiare.
I fanti , dopo la prima sorpresa , cominciarono però anch’essi a sparare e ne nacque una battaglia in piena regola con morti e feriti da ambo le parti.
Gli Ussari rimanevano però saldamente nella loro postazione fortificata e i fanti non riuscivano a scacciarli di lì.
Fu allora che questi adottarono uno stratagemma e cominciarono ad urlare ” I Turchi!! I Turchi!! ” per stanarli.
Gli Ussari , che , a quel punto erano alquanto “bevuti” di acquavite , si “bevvero” anche le urla e alquanto preoccupati si diedero alla fuga.
Il loro colonnello cercò di fermarli e si mise in mezzo urlando “Halt! Halt!”
Alcuni giovani soldati scambiarono quelle grida per “Allah! Allah!” e cominciarono a sparare.
Sull’opposta sponda del fiume il grosso delle truppe che si era disposto per la notte si risvegliò udendo quegli spari e ne dedusse che l’avanguardia aveva incontrato i Turchi.
Nella completa oscurità si udivano solo grida e spari che spaventarono anche i cavalli da tiro disposti in un recinto nel centro dell’accampamento.
Questi abbatterono le barriere e fuggirono terrorizzati al gran galoppo.
Ovviamente lo scalpitìo fu scambiato per una violenta carica della cavalleria turca e il comandante a quel punto diede ordine di aprire il fuoco all’artiglieria.
Dal caos più totale si passò ben presto al panico completo e non fu più possibile arrestare quella che diventò ben presto una rotta disordinata.
Il fatto che nell’esercito si parlassero lingue diverse fece sì che molti reparti furono scambiati per nemici e presi a fucilate.
I fuggiaschi arrivarono terrorizzati fin dove dormiva l’imperatore (in una carrozza) . Svegliato dal putiferio fu attorniato da soldati folli di paura e i suoi aiutanti dovettero difenderlo con la spada sguainata ma furono travolti e calpestati a morte.
L’imperatore si salvò , ma finì a bagno nel fiume da dove riuscì poi a raggiungere una casa dove fu soccorso.
I conducenti dei carri carichi di munizioni fuggirono a briglia sciolte e ben presto tagliarono i finimenti abbandonando i cannoni sul posto per fuggire più agevolmente in groppa ai cavalli stessi.
Il panico era ormai completo e l’orda di fuggiaschi trasmise la follia anche agli abitanti del luogo e non si contarono i saccheggi , gli stupri e gli omicidi.
Quando , molto tempo dopo , i generali riuscirono ad arrestare quella fuga dissennata l’esercito austriaco era ridotto a brandelli.
Due giorni dopo il Gran Visir e i Turchi arrivarono a Karansebes e al posto dell’esercito austriaco trovarono ben 10.000 cadaveri austriaci a cui si affrettarono a tagliar le teste.

Solo nell’autunno inoltrato il vecchio Laudon riuscì a ristabilire l’ordine e la disciplina nell’esercito asburgico e a guidarlo a una serie di vittorie.
Poi arrivò l’inverno , ma nella primavera Laudon riuscì a sbaragliare definitivamente i Turchi e a scacciarli dalla vallle del Danubio.
L’imperatore non riuscì a vedere la vittoria ma morì mentre ancora infuriavano i combattimenti.

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