Il vampiro di Bottanuco - Bergamo



Vincenzo Verzeni, nato nel 1849 a Bottanuco nel bergamasco, sembrava un ragazzo docile e silenzioso, anche se solitario. Uccise la sua prima vittima, Giovanna Motta, di 14 anni, mentre la ragazza si recava a Suiso da alcuni parenti. Il corpo fu rinvenuto quattro giorni dopo: presentava orrende mutilazioni, dalle ferite era stato succhiato il sangue ancora caldo. Seguirono altri delitti, tutti compiuti con la medesima ferocia. Verzeni venne catturato grazie a due testimoni e processato. Il celebre dottor Cesare Lombroso fu incaricato della perizia psichiatrica. Ecco cosa disse Verzeni durante il dibattimento processuale: "Io ho veramente ucciso quelle donne e tentato di strangolare quelle altre, perché provava in quell'atto un immenso piacere. Le graffiature che si trovarono sulle cosce non erano prodotte colle unghie ma con i denti, perché io, dopo strozzata la morsi e ne succhiai il sangue che era colato, con che godei moltissimo". Lombroso sostenne che Verzeni era "affetto da necrofilomania o pazzia per amori mostruosi o sanguinari". Il 13 aprile 1873 Verzeni venne rinchiuso nel manicomio giudiziario di Milano. Il 19 luglio si chiuse in un mutismo impenetrabile. Alle quattro del mattino del 23 luglio gli infermieri lo trovarono nudo, con le ciabatte, appeso per il collo a una fune attaccata all'inferriata della finestra.

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